Un padre di famiglia scrive agli uomini ombra

Un padre di famiglia scrive agli "uomini ombra"

Cari Uomini Ombra,
sono un padre di famiglia che si avvicina alla cinquantina, sono artista e uomo di scienza, come lo sono molti nella mia famiglia da ormai qualche generazione.
Da bambino mio nonno mi diceva: “Da giovane speravo di poter vivere così a lungo da poter vedere realizzate quelle che pensavo fossero grandi conquiste per l’umanità come volare, e ancor di più andare sulla luna, anche se allora era impossibile. Nel corso della mia vita ho visto realizzarsi queste cose per cui ritengo che l'umanità si sia in qualche modo evoluta”.
Io personalmente spero di poter vivere così a lungo da vedere l’abolizione dell’ergastolo (e poi anche del carcere) da parte di una grande nazione organizzata (credo infatti che forse gli unici popoli che non concepiscono l’orrore del carcere appartengono a civiltà tribali). Questo ritengo che sarebbe un grande passo evolutivo per l'umanità, che non è paragonabile ad alcuna delle tecnologie finora raggiunte dall'uomo.
Ho sempre amato la vita e la libertà anche se da quando ho conosciuto da voi via e-mail la vera storia degli ergastolani un po’ più da vicino, è come se una parte di me avesse perso la libertà e sia stata murata insieme a voi.
Sento che non potrò mai essere completamente libero finché esisteranno certi tipi di “punizioni”.
È come se provassi una sorta di vergogna interiore per il fatto di appartenere ad una società in grado di concepire questa grande assurdità, quella degli uomini ombra e del carcere in quanto istituzione.
Vi ringrazio per avermi fatto vergognare e riflettere su certe ingiustizie e di avermi dato la possibilità di ostacolarle firmando contro l'ergastolo.
Vi prego assolutamente di non gettare la spugna e continuare sempre (nei limiti del possibile) a portare avanti la vostra lotta affinché l’umanità possa evolvere e finalmente definirsi tale.
Poiché credo che la maggior parte delle notizie siano “pilotate” non leggo giornali e non guardo la tv. Da questo ne deduco che se siete arrivati fino a me vuol dire che siete riusciti (nonostante tutto) a fare le cose giuste per far breccia nella dilagante ipocrisia ed acquistare così potere ed importanza anche agli occhi della gente. Forza, lottate e ne uscirete! Non sprecate un briciolo del tempo che avete (anche se può sembrarvi tanto): forza e coraggio! ... siete a buon punto ... e se avete deciso di lottare vuol dire che neanche con la condanna a vita sono riusciti a togliervi fino in fondo la speranza... dunque non lasciatela mai!
Vi penso sempre, e come padre di famiglia (che spera di lasciare ai propri figli un mondo migliore), non posso non pensare anche ai vostri cari che sono costretti a sopportare con voi questo grande peso. Vi mando a tutti un po' di energia e di conforto per aiutarvi a sopportarlo...

Un abbraccio forte a tutti voi
Luca

 


Cari Uomini Ombra,
Come l'autore della mail che mi è appena arrivata, anche io sono padre di famiglia. Ed oltre a questo, sono Avvocato. Penalista.
La Professione che mi onoro di svolgere mi fa toccare con mano tutto ciò che la gente comune legge grazie anche a tutte le mail che gli uomini ombra sono riusciti a divulgare tra la società cosiddetta civile.
Ho 36 anni e vivo a Ferrara. Ciò che credo si sia perso, in questi anni, è la voglia di guardare,di osservare per capire. Non bisogna abbassare gli occhi di fronte a certi abomini. Bisogna spalancati ancor di più.
Occorre fare rumore, le ombre devono occupare ogni decibel udibile all'orecchio umano.
È necessario che tutti sappiano che una delle piaghe del nostro panorama normativo é la proliferazione di leggi carcerogene; che ogni dannato lemma di quelle leggi calpesta i precetti Costituzionali ed i principi che vengono sanciti, solo sulla carta, dalla legge 354/75, ossia dell'ordinamento penitenziario.
Come si concilia la rieducazione del condannato con la condanna a morte mascherata da ergastolo?
Il grado di civiltà di un Paese si misura anche dalle sue carceri.
Come é possibile tollerare un sistema penitenziario ove al condannato vengono negati i suoi bisogni primari? Che umanità può avere un Paese che impedisce ad uomo di amare? Di poter stringere i propri cari? I propri bambini? Che senso di umanità lasceremo ai nostri figli se poi dovremo spiegare loro che in Italia c'è un mostro, chiamato carcere, che fagocita chi ha sbagliato e che fa scontare a queste persone una pena decuplicata?
Con che cuore dirò a chi verrà dopo di me che in questo Paese, culla della civiltà e del diritto, esiste un sistema ove vengono murati esseri umani e spogliati financo della loro dignità di uomini?
Un giorno i miei figli mi hanno chiesto perché ho voluto fare l'Avvocato.
Ho risposto loro che il penalista non fa l'Avvocato. Lo è. E ho risposto loro che sono Avvocato perché credo in un giorno, nel quale le pene saranno lo strumento per non sbagliare più, la seconda opportunità che molti non hanno potuto avere. Sono Avvocato perché voglio credere nel processo come strumento di giustizia, non come forbice sociale di divario tra abbienti e non abbienti. Sono Avvocato perché amo questa professione, perché la mia suprema vocazione é poter conoscere ed aiutare nelle loro battaglie più uomini ombra possibile, per arrivare a sera ed essere consapevole, nei limiti delle mie forze, di essere stato utile anche in minima parte a ciascuno di loro. Sono Avvocato, perché questa meravigliosa, terribile Professione, se la si sceglie davvero, non porta certo ricchezza materiale, ma ricchezza d'animo.
Ho risposto ai miei figli che, quel giorno, vorrei fosse già ieri.
E credo che perché ciò avvenga, occorre sensibilizzare l'opinione pubblica, con dibattiti, convegni e diffondendo la voce di chi voce non si vuole abbia più.
Non é sufficiente discutere sul fatto se chi sbaglia debba andare in carcere, ma capire che spesso, chi è dietro a quelle sbarre, lo è perché lo Stato, noi, non abbiamo saputo dare le giuste opportunità.
Se si iniziasse a pensare che ogni cittadino che entra in un carcere è un fallimento della società civile, probabilmente vedremmo meglio, con gli occhi ancora più spalancati, il baratro di inciviltà nel quale siamo caduti e continuiamo a sprofondare.
Salute e saluti.


Avvocato Saverio Stano

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