Chi ha paura dell'uomo ombra? - (da Famiglia Cristiana)
Chi ha paura dell’uomo “ombra”?
di Aberto Laggia
Che cosa ci fa in “Alta Sicurezza” un detenuto come Carmelo Musumeci, che, entrato in carcere con la quinta elementare, si è laureato in Giurisprudenza, ha pubblicato quattro libri, da tanti anni si impegna con tutte le sue energie per l’abolizione dell’ergastolo, in particolare quello ostativo, quello che lui chiama “La Pena di Morte Viva”, facendosi in qualche modo carico del destino di tanti, e non solo del suo? Che da anni su questi temi collabora con la Comunità Papa Giovanni XXIII, e che chiede con testarda convinzione la sua declassificazione a un livello di sicurezza più basso?
A chiederselo e a chiederlo al ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, con una lettera aperta è la storica rivista del carcere di Padova “Ristretti Orizzonti”, prodotta dai detenuti e dai volontari. La battaglia della testata, l’ultima di tante a favore del miglioramento delle condizioni carcerarie, riguarda Carmelo Musumeci, l’ergastolano ostativo, (“uomo ombra” come si definisce) in carcere da 23 anni ininterrotti, collaboratore del giornale, che è diventato coi suoi libri e i suoi appelli il portavoce da dietro le sbarre del movimento anti-ergastolo in Italia. Perché l’uomo della pena è profondamente cambiato e non è più quello del reato.
L’iniziativa della redazione appoggia quella dello stesso detenuto che ha chiesto al ministro l’abbassamento del regime di sicurezza dal livello massimo (AS1), dov’è da 17 anni, a quello di “media sicurezza”. L’appello di Musumeci termina così: “Signora Ministra, spogliarsi della subcultura di tutta una vita non è facile. Poi quando uno ci riesce rimane deluso se scopre che i “buoni” sono più cattivi di lui. E non Le nascondo che, sinceramente, stavo meglio quando pensavo che il cattivo ero io, perché migliorare una persona e continuare a tenerla all’inferno è una contraddizione che sa di punizione un po’ vendicativa.
Mi sento di non appartenere più a questo mondo dei circuiti di Alta Sicurezza, a questo tipo di cultura. Per questo motivo Le chiedo di togliermi da questo circuito AS1 ed essere finalmente declassificato, oppure mi spieghi che senso hanno avuto tutti questi anni per la mia “rieducazione”.
L’ergastolano, autore tra l’altro di “Gli uomini ombra e altri racconti” (Gabrielli) in cui narra le vicende di chi è condannato al “fine pena mai”, in questi anni ha vinto premi letterari, senza peraltro poter andare a ritirarli, ha ricevuto tre encomi e collabora attivamente anche con l’associazione Antigone.
Dal 2012 è detenuto nel carcere di Padova, da dove lavora per il progetto “Scuola-Carcere”.
“Se riteniamo che la Costituzione, la quale all’articolo 27 parla di pena cogliendone solo il valore rieducativo, e non quello di rispondere al male con altrettanto male, sia il testo in cui si parla di carcere nel modo più moderno e più ricco di umanità, allora forse dobbiamo anche cominciare a porre delle domande a chi la Costituzione dovrebbe applicarla”, dice l’appello di Ristretti Orizzonti.
“Perché ci sentiamo dire da esperti, addetti ai lavori, operatori penitenziari che l’uomo non è solo il suo reato, se poi dobbiamo vedere un detenuto, che negli anni è profondamente cambiato, restare inchiodato al suo passato perfino dentro al carcere, perfino nel luogo a cui la Costituzione ha assegnato il ruolo di rieducare, prima e più che di punire?”, afferma ancora la redazione del giornale. “Possiamo sperare allora in una risposta che sia, finalmente, rispettosa della Costituzione? Possiamo aver fiducia che finalmente verrà riconosciuto il percorso di Musumeci, le energie le fatiche l’impegno che ci ha messo per diventare una persona diversa dall’uomo del reato?”.
Alberto Laggia
www.famigliacristiana.it
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