Addio Khalid - Dalle Parole ai Fatti: di Ergastolo si muore. Malato, vecchio e solo
Nel giornale di “Liberazione” e del “Manifesto” leggo:
Khalid Hussein, 79 anni, il più anziano prigioniero politico palestinese rinchiuso nelle carceri italiane, è morto lunedì scorso in una cella del carcere di Benevento.
Ho conosciuto Khalid, combattente per la libertà della Palestina e dei palestinesi, condannato all’ergastolo in contumacia per il sequestro della nave Achille Lauro, nel carcere di Parma nel 1998. Parlava perfettamente diverse lingue: russo, arabo, israeliano, inglese, francese, italiano e greco.
Giocavo a scacchi con lui, io ero più bravo, ma lui era più anziano e qualche volta lo facevo vincere, perché altrimenti ci rimaneva male e non giocava più.
In tutti questi anni non l’ho mai perso di vista, gli ho sempre mandato, e mi sono sempre arrivati i suoi, saluti da un carcere all’altro.
In tutti questi anni Khalid ha sempre partecipato a tutte le iniziative del movimento degli ergastolani in lotta per la vita per l’abolizione dell’ergastolo.
Ha partecipato a due scioperi della fame, quello dal primo dicembre 2007 ad oltranza e quello del primo dicembre del 2008 a staffetta.
Nell’anno del 2007 anche lui ha fatto parte di quei 310 ergastolani che hanno chiesto la pena di morte in sostituzione dell’ergastolo al Presidente della Repubblica (fonte “Mai dire Mai - Il risveglio dei dannati” - Edizioni Liberarsi).
Molti, troppi, di quella famosa lista: La rivolta degli ergastolani “Condannateci a morte” (vedi la Repubblica 31/05/07) sono morti di suicidio o di morte naturale, ma l’ergastolo ostativo a tutti i benefici esiste ancora.
Il carcere in questo strano paese viene usato solo come un luogo dove s’invecchia e si muore.
L’ergastolo in Italia trasforma la giustizia in vendetta e violenza.
Io e Khalid nelle nostre passeggiate all’aria parlavamo spesso di politica, di Dio e della morte.
La pensavamo quasi allo stesso modo, tutti e due atei, lui comunista, io anarchico, e della morte, quando capita ad un ergastolano, dicevamo che è giusta, bella e buona.
Khalid, se tutte e due ci siamo sbagliati ed esiste l’aldilà e incontri il diavolo, salutamelo, sicuramente sarà molto più giusto e umano dei politici e dei giudici italiani che ti hanno fatto morire, stanco e malato fra quattro mura.
Un uomo che combatte per la libertà del suo popolo non dovrebbe mai morire in carcere, lontano dalla sua terra, dalla sua gente e dalla sua famiglia.
Ti lascio con una frase che ha scritto Maria su Aziz, un ragazzo morto suicida nel carcere di Spoleto.
- Ogni uomo che si toglie la vita in carcere lo fa anche per causa mia, per un qualcosa che io non ho fatto, per un’attenzione ad una sofferenza che non ho voluto o saputo vedere.
In un certo modo la stessa cosa è accaduta anche per te.
Addio Khalid, riposa in pace, ora sarai di sicuro in un posto migliore dell’Italia, un paese crudele che tiene e fa morire una persona anziana e malata di 79 anni chiuso a chiave in una cella.
Buona morte.
Carmelo Musumeci
Giugno 2009