Diario Maggio 2014
Diario Maggio 2014
01/05/2014
Ieri sera ho visto un film che mi ha molto commosso.
Ed ho pensato che i cattivi, come me, forse sviluppano una sensibilità particolare per farsi perdonare dai loro cuori di essere diventati malvagi.
02/05/2014
Oggi ho passato una giornata più vuota del solito.
Nella mia testa i pensieri si sono bisticciati fra loro per tutto il giorno
Ed ho pensato che di molte cose sono colpevole, ma non certo di non aver cercato di amare l’umanità.
03/05/2014
Oggi per cercare di consolare Roverto gli ho detto che non era sicuramente il primo a essere stato condannato innocentemente e probabilmente non sarebbe stato neppure l’ultimo.
Questo però non l’ha per nulla consolato e mi ha confidato che ha una moglie stupenda, figli meravigliosi e che li ama da impazzire.
04/05/2014
A volte penso che sono fortunato a non appartenere al mondo dei “buoni” perché una parte del mondo degli onesti continua a farmi paura se dopo ventitré anni continua ancora a considerarmi cattivo e colpevole per sempre.
05/05/2014
Oggi riflettevo che ho perduto l’infanzia dei miei figli, ma la cosa che incomincia a farmi più paura è che sto perdendo anche quella dei miei nipotini.
06/05/2014
Un altro compagno s’è tolto la vita in carcere.
Quando una persona si toglie la vita c’è qualcosa che non va, ma quando lo fa un detenuto c’è sempre qualcosa di poco chiaro.
07/05/2014
Ho ricevuto questa lettera da un detenuto nigeriano del carcere di Frosinone.
Caro Big Bro,
spero che questa mia lettera ti arriva in ottima forma di salute come ti posso assicurare di me. Sicuramente stai pensando chi sono. Come posso spiegarti sono un ragazzo nato in Nigeria, cresciuto a Dallax, finito in Europa senza sapere come, o come ho potuto finire qua in carcere, sono un ragazzo che hai dato speranza, mezzi per lottare per la sopravvivenza con tua scrittura. Devo essere sincero, leggendo gli articoli tuoi, il modo in cui scrivi, tua determinazione per portare avanti tue idee, il coraggio e pazienza infinita che hai, ho chiesto a me stesso, è tutto vero che il carcere ti ha fatto diventare quello che sei, un intellettuale e lo stato non è ancora soddisfatto. Come è possibile? Sappi che mi hai ispirato molto, mi hai dato la forza e in continuo per lottare senza perdere la speranza. Da noi si dice “un uomo che ha una gamba non deve pensare che ha il peggio perché c’è chi non ce l’ha neanche una”. Da questa mia metafora capirai mio discorso.
Sei grande e ti ringrazio per la lotta che stai facendo per tutti. A volte penso perché non siamo tutti a lottare contro questa ingiustizia che non sembra di cambiare? Ma non molliamo prima poi qualcosa di buono succederà. Cortesemente se possibile mi fai avere alcune copie nuove o vecchie del giornale “Ristretti Orizzonti”, o altre cose che posso leggere e aiutarmi a migliorare mia scrittura pessima in italiano. Scusami l’italiano l’ho imparato in carcere. Ti mando forte abbraccio e sarò contento se mi darai la possibilità di comunicare con te stesso. Con sincerità. Precious.
08/05/2014
Scrivo perché mi piace farlo, ma anche per ricordare i miei amici morti.
Ho iniziato a scrivere un altro romanzo dal titolo “Briciola” dal soprannome di un mio vecchio amico che non c’è più.
(…) Fin da piccolo però tutti mi chiamavano Briciola. Forse perché ero minuto. E fragile come una briciola. Una briciola però di pane duro. (…)
09/05/2014
Ho ricevuto una bellissima lettera da Alberto.
E queste sue parole mi hanno particolarmente colpito e fatto pensare: (…) Scrivi di te, di come sei finito in carcere, di come eri e di come sei oggi, di quello che eri e di quello che speri di diventare.
Scrivi Carmelo, racconta di come un uomo è e rimane un uomo indipendentemente dai suoi errori e da come e dove è costretto a vivere, di come ognuno di noi, anche dentro un carcere, abbia sempre la possibilità di scegliere ogni singolo passo del nostro lento, umano e perciò incerto, incedere.
Sono certo che in questo modo troverai sempre nuove forse e nuove ragioni per andare avanti, oltre a nuovi amici e sostenitori pronti ad aiutarti a stare in piedi quando vacilli.
10/05/2014
Oggi una ragazza, durante il progetto “Scuola-Carcere”, mi ha chiesto e dopo ventitré anni di carcere mi sento una persona migliore.
Le ho risposto che il carcere non cambia le persone in meglio, ma piuttosto le distrugge.
11/05/2014
In carcere devi imparare a controllare le proprie emozioni.
E non è facile.
L’altro giorno ho telefonato a mio figlio.
E mio nipotino più grande mi ha detto di sbrigarmi a tornare a casa e di non farlo aspettare troppo come ho fatto con il suo papà, che mi attende da quando aveva sei anni.
Le sue parole sono state come un pugno nel cuore.
12/05/2014
Due monache di clausura mi hanno scritto queste parole di conforto (secondo me esagerando un po’…):
-(…) Non lasciarti avvilirti troppo proprio ora, dopo tanti anni di lotta e di attesa. Lavora con più grinta e sii fiducioso. Qualcosa sembra muoversi e io spero sia il momento della presa di coscienza dei nostri politici. Ti saluto con affetto e ti mando il cinguettio impazzito degli uccellini dopo tanti giorni di pioggia. Suor Marta.
-(…) Ho letto e riletto “Amore fra le sbarre” e tutte le volte mi scendono le lacrime dagli occhi. Lacrime di commozione per la bellezza del vostro amore. E lacrime di gioia per la bellezza del tuo cuore vivo nonostante tutto. Ho usato il tuo testo per rafforzare nell’amore una coppia che si era divisa e ora si è riconciliata. Che bello! La catechesi l’ha fatto un carcerato, uno che si definisce “uomo ombra” e invece non sa quanto peso ha e può avere. Grazie per il tuo cuore bello, che rimprovera implicitamente tutte le nostre meschinità. Suor Daniela.
13/05/2014
Una mia amica mi ha scritto questo breve scritto che dimostra che ci sono popoli primitivi sicuramente più civili di noi.
C’è una tribù africana che ha un costume molto bello. Quando qualcuno fa qualcosa di sbagliato e nocivo, prendono la persona al centro del villaggio, arriva la tribù e lo circonda. Per due giorni dicono all’uomo tutte le cose buone che ha fatto. La tribù crede che ogni essere umano venga al mondo come un bene. Ognuno è desideroso di amore, pace, sicurezza, felicità. Ma a volte, nel perseguimento di queste cose, commettiamo degli errori. La comunità vede quegli errori come un grido di aiuto. Essi si uniscono per consolarlo e per ricollegarlo alla sua vera natura, per ricordargli fino a quando non si ricorda pienamente, la verità dalla quale era stato temporaneamente disconnesso.
14/05/2014
Una delle risposte che aspettavo è arrivata.
Dopo ventitré anni di carcere mi hanno declassificato a un regime di carcere meno duro.
Subito dopo questa notizia ho sostenuto l’esame di “Storia della Filosofia Medievale”.
Ed ho preso 28.
Non so neppure io perché continuo a studiare, perché più so e più soffro.
15/05/2014
Ieri mi è venuta a trovare Mita, la figlia adottiva del mio cuore, insieme a suo marito, e abbiamo festeggiato con abbracci e baci la mia declassificazione.
Poi le ho raccontato che mi hanno trasferito al Polo Universitario e che, a differenza di dove stavo prima, sto benissimo.
E loro erano tanto felici per me.
16/05/2014
Nel carcere di Padova, Venerdì 6 giugno 2014, ore 9.30-16.30, ci sarà un convegno dal titolo “Senza l’ergastolo. Per una società non vendicativa” con molti relatori di spessore, ci sarà la pianista e compositrice Alessandra Celletti che canterà e suonerà per gli uomini ombra. Di lei si dice:
Alessandra, è bionda e ha gli occhi azzurri, seria ma stravagante, capace di mettere la musica al centro della propria vita, caricare il suo pianoforte sopra un… camion e così, “on the road” come novella Jack Kerouac, attraversare l’Italia con concerti, gratuiti, che arrivano direttamente al cuore della gente.
In un’intervista ha dichiarato:
Ora vorrei tanto andare a suonare in una prigione: per i detenuti e anche per le guardie carcerarie. Mi piacerebbe che per una volta fossero ad ascoltarmi i “buoni” e i “cattivi” tutti insieme senza separazioni. Penso che la musica possa far cadere tutte le barriere ed essere anche un prezioso strumento per sostenere delle battaglie di civiltà.
Chi volesse partecipare lo può fare iscrivendosi all’evento tramite l’indirizzo email redazione@ristretti.it
17/05/2014
È il quarto giorno che sono detenuto al Polo Universitario e nonostante sia allocato in stanza con un altro compagno sono sereno e mi sono già ben ambientato.
Ci sono molti spazi per studiare, per fare attività ginnica, culturale e ricreativa.
Sto proprio bene, ma ho un po’ di rimorsi perché mi sento privilegiato rispetto alle condizioni dei miei vecchi compagni. Continuerò a lottare anche per loro.
18/05/2014
Oggi ho telefonato alla mia compagna ed era tanto felice per la mia declassificazione e dell’allocazione nella sezione del Polo Universitario.
In dieci minuti di telefonata mi ha bombardato di domande.
Le ho risposto che in tutto siamo dieci detenuti studenti universitari, che mangiamo tutti insieme, per adesso sono in stanza con un compagno, ma siamo aperti dalla mattina la sera e che sto benissimo.
Poverina, era tanto felice per me, ed io per lei.
La mia compagna è una delle poche cose belle che mi sono capitate nella mia vita.
19/05/2014
Oggi mi sono domandato da che parte siano andati a finire gli anni migliori della mia vita.
E mi sono messo a pensare a come potevano essere.
Poi ho smesso e mi sono messo a pensare come saranno i miei prossimi anni dentro la tomba di una cella perché, anche se sono stato declassificato a un regime di carcere meno duro, purtroppo rimango ancora un uomo ombra.
20/05/2014
A una domanda dei ragazzi durante il progetto “Scuola–Carcere” ho risposto che per gli uomini ombra i giorni sono brevi e le notti lunghe, poiché le notti degli ergastolani sono senza sogni.
E il loro domani sarà cupo come il presente perché vivere senza speranza è un po’ come essere solo in un’isola deserta.
Ed è dura sapere che non farai più parte dell’umanità.
21/05/2014
Alcuni filosofi dicono che un uomo libero lo può continuare a essere anche in carcere.
Cazzate!
Non puoi più essere libero quando sei prigioniero di giorni e di notti tutti uguali.
Puoi solo continuare ad amare.
Ed è quello che faccio.
22/05/2014
Oggi è venuta a trovarmi il mio “Angelo-Diavolo Custode” e per avere lottato insieme a me per la declassificazione le ho semplicemente detto grazie di e con il cuore.
Cerco ancora di sopravvivere perché riesco ad ascoltare la luce e l’energia di tutte le persone che là fuori mi vogliono bene.
E che mi danno la forza di andare avanti.
23/05/2014
Oggi c’è stato il convegno dal titolo “La verità e la riconciliazione” ed è stato molto bello ed ho avuto l’occasione di vedere tante persone che da tanti anni mi scrivono, ma soprattutto ho conosciuto due persone meravigliose, Claudia Francardi e Irene Sisi. Due donne unite da una tragedia. Claudia è la vedova del carabiniere Antonio Santarelli e Irene è la madre del ragazzo che l'ha ucciso. Le loro due storie ieri hanno fatto piangere buona parte dei detenuti che probabilmente non avevano mai pianto tanto neppure per se stessi. Non nascondo che da quando sono nato, in una famiglia povera del sud dell'Italia, sono sempre stato dalla parte dei "cattivi", ma ascoltando Claudia e Irene per la prima volta nella mia vita sono stato dalla parte dei buoni. Quando Claudia raccontava del marito, della sua sofferenza e di quella di suo figlio non volava una mosca. Regnava un silenzio assoluto. Centinaia di persone ascoltavano in rispettoso silenzio. Si sentiva battere solo il suo cuore. Le parole di Claudia verso il marito odoravano di malinconia, amore e nostalgia. Il tono della sua voce, l'espressione dei suoi occhi e le sue lacrime ci hanno fatto sentire più umani di quello che pensavamo di essere. E ci hanno fatto sentire colpevoli del male che abbiamo recato alla società più di tanti inutili e vuoti anni di galera.
24/05/2014
Oggi ho consolato il mio cuore dicendogli di non lamentarsi troppo perché nonostante tanti anni di carcere ha vissuto una vita intensa.
E adesso che non può più vivere può scrivere la vita che ha vissuto, vivendo di nuovo.
25/05/2014
Per la mia declassificazione in un regime di carcere meno duro devo ringraziare tante persone, ma una più di tutti gli altri: Mario Arpaia (Presidente di Memoria Condivisa Associazione Familiari Vittime) che ha lottato per me come un leone con il cuore da cerbiatto.
Si può essere forti in qualsiasi situazione o luogo ci sia toccato in sorte quando hai degli amici come Mario su cui contare.
In quest’anno, ha scritto, telefonato, segnalato come un forsennato, ha bussato a tutte le porte possibili con passione e tenacia. Grazie Mario.
26/05/2014
Oggi pensavo che in carcere non ci sia vita.
Eppure è pieno di vita.
27/05/2014
Dentro l’Assassino dei Sogni o impari o disimpari ad amare l’umanità.
Io ho preferito continuare ad amarla.
28/05/2014
Si avvicina il convegno di venerdì 6 giugno 2014, ore 09.00-16.00 Casa di Reclusione di Padova dal titolo: “Senza l’ergastolo. Per una società non vendicativa”. E sono particolarmente contento che per la prima volta incontrerò dal vivo persone meravigliose come Agnese Moro, il professore Luciano Eusebi e la pianista- compositrice Alessandra Celletti, con cui finora ci siamo solo conosciuti per lettera.
29/05/2014
La declassificazione nel regime di media sicurezza mi ha moralmente fatto bene.
E prima che fosse troppo tardi ho smesso di nuovo di fumare.
Mi sono messo anche a dieta.
Ed ho iniziato di nuovo a fare ginnastica.
30/05/2014
Oggi pensavo di interrompere per un mese i miei studi filosofici per avere più tempo per continuare a scrivere il mio nuovo romanzo.
Scrivere per me è come vivere.
E nei miei libri ci sono i sentimenti, le passioni e le sofferenze che io ho provato dentro di me nella mia vita.
31/05/2014
Oggi ho corso per mezz’ora.
Ed ho percorso due chilometri e mezzo.
Sono contento che ho già perso qualche chilo.
Spero che mia figlia mi trovi più magro.
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