La condanna a morte al rallentatore di un giovane uomo ombra
Ivano è stato arrestato nel 1991, all’età di diciannove anni.
Ivano quando è stato condannato alla pena dell’ergastolo pensava che non era ancora morto perché avrebbe potuto uscire dopo 20, 30, 40, 50, addirittura dopo 100 ani di carcere, in permesso, semilibertà e in condizionale.
Ivano col suo trentottesimo compleanno ha passato più anni in carcere che fuori.
Ivano ha sempre creduto a quello che sentiva alla televisione e pensava che quello che leggeva sui giornali fosse vero.
Ivano ha sempre creduto a quello che dicevano i politici:
-La pena dell’ergastolo in realtà non esiste perché si può uscire in permesso premio, in semilibertà e in condizionale.
Ivano è stato un ingenuo: per vent’anni ha creduto che un giorno sarebbe uscito, che un giorno si sarebbe sposato e che avrebbe avuto dei figli.
Ivano dopo vent’anni di carcere è stato condannato un’altra volta, questa volta senza speranza.
L’altro giorno ha ricevuto la risposta del magistrato di sorveglianza che non potrà mai uscire, né ora né mai.
-Considerando che i delitti sono stati commessi al fine i agevolare l’associazione criminosa di appartenenza e pertanto ostativi alla concessione dei benefici, dichiara inammissibile la richiesta di permesso.
Ivano ora sa che sarà sempre e per sempre colpevole.
Chiedere questo tipo di giustizia è orribile: è più comprensibile chiedere la vendetta di una pena di morte.
Io penso che Ivano quando aveva diciotto anni è stato meno pericoloso di un politico corrotto o di un banchiere che fa i prestiti da strozzino, o di molti imprenditori colpevoli di tanti omicidi bianchi. Io credo che Ivano è stato meno pericoloso dell’ex Presidente della Parmalat Tanzi, che ha fatto un buco da tre miliardi di euro se l’è cavata con qualche mese di carcere.
Io penso che a Ivano va data una possibilità, una sola, ma gli va data.
Ivano è di fronte alla mia cella, ha il blindato e il cuore chiuso perché non ha più speranza.
Sa che se non collaborerà con la giustizia, se al suo posto non ci metterà un altro non uscirà più dal carcere.
Ivano non ha più sogni, li ha finiti tutti.
Ora sa che non potrà più sognare, né quando dormirà e né quando sarà sveglio.
Ivano ora non ha più dubbi, dopo la risposta del magistrato di sorveglianza, ha la certezza che morirà in carcere.
Nessuno merita una pena che non finirà mai, perché tutte le cose hanno diritto di iniziare e di finire.
Ivano sa che alla fine la morte è più umana degli uomini e per farlo uscire dal carcere se lo porterà via.
Carmelo Musumeci
Carcere Spoleto giugno 2009