Diario Maggio 2015
Diario Maggio 2015
1/05/2015
Inizia un nuovo mese e dicono che maggio sia uno dei mesi più belli dell’anno. Forse fuori, perché qui dentro è tutto sempre uguale. Però spero che mi porterà fortuna e potrò di nuovo uscire in permesso.
2/05/2015
Questa mattina, mentre mi preparavo per fare la barba, ho notato allo specchio la mia faccia piena di rughe.
Ho pensato che in sessant’anni di vita il mio viso ne ha viste e passate tante, compreso una pallottola nel collo e una nella mascella.
E mi sono chiesto che fine ha fatto il viso di quel ragazzo pieno di sogni, di speranze e di utopie che vedevo una volta allo specchio.
3/05/2015
Per un prigioniero è difficile, e molto complicato, avere fiducia in uno Stato e in una Giustizia che non rispettano le loro stesse regole.
Sono riprese le deportazioni dei detenuti di “Alta Sicurezza” da Padova e molti miei ex compagni stanno partendo per altri carceri.
Ed io mi sento impotente per non poterli aiutare.
4/05/2015
Durante un incontro del progetto scuola-carcere, oggi ho risposto a una domanda di una ragazza dicendo che spesso si diventa cattivi quando manca una via di scampo, non hai alternative e ti senti impotente.
E in tutti i casi è difficile rimanere umani quando ti chiudono dentro una cella, per un quarto di secolo, a doppia mandata e buttano via le chiavi.
5/05/2015
Oggi pensavo che non posso fare più nulla per il mio passato, ma posso ancora fare qualcosa per il mio presente o per quello che mi rimane di futuro.
6/05/2015
Spesso il prigioniero usa la malinconia come medicina per il cuore per sentirsi vivo.
E oggi sono stato tutto il giorno felicemente malinconico.
7/05/2015
Ho ricevuto questa triste lettera di Giuseppe:
Caro Carmelo, sono approdato in questo istituto dove, come ti avevo preannunciato, sono finito alle celle perché ho reclamato di poter stare da solo. Sono stato accontentato, ma puoi immaginare: il degrado è più unico che raro. Sono in una celletta di colore indefinito, sembra verde e non lo è, sembra blu sporco e nemmeno così è, insomma fa schifo. Qui non posso fare nulla, né passeggiare con questi poveri cristi che sono qui, né cucinarmi, nè fare altro, tranne che passeggiare avanti ed indietro in questi due metri quadri. Qui sarebbe il reparto infermeria, ma ti giuro che di infermeria non ha proprio niente, c’è solo la desolazione e lo sconforto di tante persone che lamentano la mancanza di cure e l’abbandono a se stessi. Io, per farti un esempio, sono due giorni che non mangio, non per mia volontà ma perché il vitto fa schifo ed io, soffrendo di colesterolo, non posso toccarlo. Carmelo, sono davvero dispiaciuto per questo trasferimento e ti giuro che è la prima volta da quando sono detenuto che mi sento davvero cupo, forse perché, dopo aver incontrato persone straordinarie come voi in redazione, in me era cominciata una crescita davvero importante. E sono certo che, pian piano che avrei preso confidenza con quell’ ambiente giornalistico, sarei riuscito a dare un mio contributo alle tematiche che ogni giorno affrontavamo. Devo ammettere che ti invidiavo molto quando con la tua intelligenza e preparazione spiegavi tutti quei cazzi di articoli di legge in maniera brillante. Se ti avessi incontrato prima, al posto di studiarmi la Divina Commedia, mi sarei studiato il codice penale e ti avrei fatto le scarpe. Ormai non ho più la capacità nè la voglia di cimentarmi nella lettura, forse perché so di non avere più quella lucidità di un tempo, perciò cercherò di sopravvivere come posso.
Carmelo, con tutta sincerità, sono pure un po’ stanco di questa vita da schifo e delle ingiustizie che viviamo quotidianamente.
(…) Ora dimmi un po’ tu come posso farmi la galera in queste condizioni. Se tu puoi aiutarmi nel suggerirmi cosa possa fare per uscire da questa situazione, ti prego di scrivermi, ti giuro che così è troppo, non è accettabile dover vegetare per il resto dei miei giorni.
Comunque, Carmelo, lotta sempre, anche per me, perché io non ho più forza. Buona fortuna.
Salutami tutti quanti in redazione. Ti voglio bene. Giuseppe.
8/05/2015
Ho scritto questo articolo per Giuseppe:
Per un prigioniero è difficile, e molto complicato, avere fiducia in uno Stato e in una Giustizia che non rispettano le loro stesse regole, perché spesso l’universo carcerario è come un gelido mostro nietzschiano da cui non è possibile difendersi. Spesso più che rapporti di giustizia si tratta di rapporti di forza, che assicurano il dominio, non certo la giustizia.
I diritti dei reclusi sono eventuali e inesigibili, mentre i doveri e i trasferimenti non voluti sono certi e inevitabili. Corre voce che a giorni riprenderanno le deportazioni dei detenuti di “Alta Sicurezza” da Padova e molti miei compagni stanno vivendo male questi provvedimenti amministrativi, che li costringeranno ad interrompere la loro crescita interiore, culturale e lavorativa. E io mi sento impotente per non poterli aiutare, perché ho solo questa stupida penna che non serve a niente contro lo strapotere di certi funzionari che gestiscono la vita dei detenuti, e purtroppo anche quella dei loro familiari.
Giuseppe Zagari è stato il primo detenuto dell’Alta Sicurezza di Padova ad essere “deportato” nel carcere dei suicidi di Sulmona. E mi ha scritto questa lettera che rendo pubblica con la speranza che Dio, o qualcuno al posto suo, lo faccia rientrare nel carcere di Padova, per dargli la possibilità di poter continuare a lavorare nella redazione di “Ristretti Orizzonti”.
Noi lo aspettiamo e abbiamo deciso di tenere libera la sedia e il posto del tavolo dove di solito lui si sedeva durante le riunioni della redazione.
9/05/2015
Ho letto questo bell’intervento di Papa Francesco:
“L’ergastolo è una condanna a morte, perché si sa che di lì non si esce. È duro. Cosa dico a quell’uomo? Cosa dico a quella donna? Ma forse… non dire niente. Prendere la mano, accarezzarlo, piangere con lui, piangere con lei. Così, avere gli stessi sentimenti di Cristo Gesù.
Avvicinarsi al cuore che soffre. Ma tante volte noi non possiamo dire niente. Niente. Perché una parola sarebbe un’offesa. Soltanto i gesti. I gesti che fanno vedere l’amore. Tu sei un ergastolano, lì, ma io condivido con te questo pezzo di vita di ergastolo, e quel condividere con l’amore: niente di più." (Fonte: Askanews, 1 maggio 2015).
10/05/2015
Ho deciso di scrivergli ancora una volta a Papa Francesco:
Francesco, da tempo tuoni contro l’esistenza in Italia della “Pena di Morte Viva”, o “Pena di Morte Nascosta” come la chiami tu, ma i politici, i magistrati di sorveglianza e giudici della Corte Costituzionale, probabilmente buoni cristiani che vanno a messa alla domenica e forse fanno anche la comunione, continuano a non ascoltarti. E fanno finta di non capire che con la pena di morte finisce la punizione e la vita, invece con la pena dell’ergastolo inizia un’agonia che durerà per tutta l’esistenza. Lo scorso mese un ergastolano s’è impiccato alle sbarre della finestra della sua cella, probabilmente perché per un uomo ombra morire è la cosa più facile, mentre vivere è quella più difficile. E quest’uomo piuttosto di spegnersi come una candela ha preferito spezzare quella candela che lo teneva in vita. Nessuno s’è indignato. E ho trovato solo poche righe in un giornale locale.
11/05/2015
Mi ha scritto di nuovo Giuseppe dal carcere di Sulmona:
“Sono venuti e conla forza mi hanno portato su nel piano e collocato in cella con un’ altra persona. La notte mi sveglio venti volte. Qui non c’è proprio nulla da fare. Passeggio e cella. Così non posso vivere e con tutta sincerità non so neppure se non combinerò qualche pasticcio. Tu sai che non vorrei per tutto l’oro del mondo deludere nessuno, ma ti giuro su quanto ti stimo che così è troppo, non è accettabile dover vegetare per il resto dei miei giorni”
Non riuscirò mai a capire come ragionano i funzionari del Dipartimento Amministrativo Penitenziario e la cosa più assurda è che prendono stipendi d’oro per fare soffrire i detenuti.
12/05/2014
Mi hanno concesso tre giorni di permesso premio, sempre presso la casa di Accoglienza “Piccoli Passi” qui a Padova. Uscirò alle ore 9 di giovedì 14 maggio e rientrerò il 16 maggio alle ore 18. E potrò uscire dalla Casa di Accoglienza dalle ore 9 alle ore 13 di ognuna delle tre mattine. Non mi sembra vero che starò tre giorni lontano dall’Assassino dei Sogni, però spero che il prossimo permesso me lo daranno a casa perché bisogna guardare avanti e mai indietro. Adesso il mio peggiore nemico è il tempo, un nemico che non posso battere. Ed ho paura che non avrò il tempo per rimediare qualcosa della mia vita, per fare felice le persone che amo.
13/05/2015
Domani uscirò.
E sono terrorizzato e felice nello stesso tempo, perché è difficile sentirsi liberi se hai disimparato ad esserlo.
Non so perché ma il mondo là fuori mi fa un po’ di paura, forse perché la prigione è un posto così brutto che alla lunga ti fa abituare all’infelicità.
Ho sempre sognato di riprendermi la vita che l’Assassino dei Sogni mi stava rubando.
E in questi ventiquattro anni di carcere mi sono sempre chiesto com’era il mondo là fuori.
Sono rimasto molte notti a guardare fuori dalle sbarre della mia finestra e fantasticare su cosa avrei fatto se un giorno fossi uscito per qualche ora.
E domani lo saprò.
Per un prigioniero non è facile esprimere i sentimenti.
Ed ho imparato a vedere ciò che il mio cuore nasconde dentro di sé e ho capito che si vergogna di confidarmi che ha paura della libertà.
14/05/2015
In carcere con il passare degli anni muori dentro e incominci a non sentire più nulla.
Dopo ventiquattro anni di carcere ho passato la mia prima giornata da uomo libero e non so descriverla, forse perché è più facile spiegare la sofferenza che la felicità.
Posso solo dire che questa mattina quando sono uscito dall’Assassino dei Sogni c’era un bel cielo blu sopra il mio cuore e sopra la mia testa.
E sto provando sensazioni e sto vedendo cose che credevo non avrei mai più visto e sentito.
Sto sentendo rumori che non sentivo da ventiquattro anni, come quello dei bicchieri e delle tazzine al bar.
E sto vedendo degli alberi e dei bambini che camminano.
15/05/2015
Questa notte il mio cuore ha toccato le stelle.
E non si è mai sentito così in alto.
Dopo ventiquattro anni di carcere sto passando la seconda notte da uomo libero.
La notte è chiara.
E c’è la luna.
Fuori dalla finestra non vedo le sbarre né il muro di cinta.
Mi sembra di essere in un altro mondo, o probabilmente in un altro universo, o semplicemente sto sognando di essere nel paradiso degli ergastolani.
Sono felice.
Vedo la mia compagna accanto a me che sta dormendo.
Nessuno può entrare nel dolore di un altro, neppure chi ti ama.
Eppure lei in tutti questi anni c’è sempre riuscita.
Poche volte mi sono sentito così felice.
E vorrei che questa notte non finisse mai.
16/05/2015
Ultimo giorno da uomo libero.
Questa sera dovrò lasciare la libertà alle mie spalle.
E ho la sensazione di essere già di nuovo dentro, forse perché è difficile sentirsi liberi se sai di non esserlo.
La libertà mi sta accarezzando la mente.
E poi il cuore, o forse prima il cuore e poi la mente, ma non abbastanza da farmi stare bene perché sto già pensando al ritorno.
Sto cercando di fare una scorpacciata di baci e carezze dalla mia compagna e da mia figlia perché l’amore è come un eco e spero che questa sera mi ritorna indietro, quando sarò di nuovo sepolto vivo nella mia cella.
In mezzo alla gente mi sto sentendo diverso.
Penso che le persone lo notino.
E credo che sentano persino l’odore di galera, di ferro e cemento dell’Assassino dei Sogni che mi porto addosso.
17/05/2015
Questa mattina mi sono svegliato di nuovo nella mia cella, nel mondo dei morti viventi.
Molte persone si adattano al carcere e in questo modo finiscono per diventare prigionieri di se stessi.
Per fortuna, o per sfortuna, a secondo i punti di vista, io mi sono sempre sentito un estraneo al carcere.
E non sono mai riuscito ad adattarmi.
18/05/2015
Questa mattina mi sono svegliato male e sto pensando che in carcere la sofferenza ti divora l’anima come la muffa mangia i muri.
Non c’è nulla da fare, l’Assassino dei Sogni ti stacca un pezzetto di cuore anche quando fa il bravo e ti manda fuori tre giorni a prendere una boccata d’aria.
E poi devi ritornare sapendo che il tuo fine pena è nel 9.999.
19/05/2015
Da un po’ di tempo ogni volta che mi vedo allo specchio mi accorgo che sono sempre più vecchio.
E lentamente, giorno dopo giorno, sento che la mia vita mi sta scivolando fra le mani.
Credo che la libertà me la sta portando via più il tempo, un avversario che non posso battere.
20/05/2015
Oggi pensavo che il carcere ti cambia, io però in ventiquattro anni di carcere ho cercato di cambiare più lui che me, ma penso di non esserci riuscito e di non averlo smosso di un millimetro.
21/05/2015
Sono contento perché è uscito un mio nuovo libro con la prefazione di Erri de Luca dal titolo “Fuga dall’Assassino dei Sogni”di Carmelo Musumeci e Alfredo Cosco (Edizioni Erranti pagine 278, prezzo 14,00).
Spero sul passaparola fra gli amici e amiche perché un libro è importante per raccontare il carcere e farlo vivere a chi lo legge.
E per migliorare il carcere bisogna prima farlo conoscere e sensibilizzare l’opinione pubblica.
Ssto scriveno a destra e a manca di questo nuovo libro per informare che si può ordinare direttamente tramite questosito www.carmelomusumeci.com con l’indirizzo email zannablumusumeci@libero.it .
22/05/2015
Oggi pensavo che ci metto un sacco di tempo e di energia per pubblicare un nuovo libro e quando finalmente va in stampa scopro che il lavoro è appena iniziato perché manca la cosa più importante, la promozione.
A questo punto mi accorgo che su questo lato io chiuso dentro la mia cella posso fare ben poco.
Ho bisogno delle persone che fuori mi vogliono bene per il passaparola, perché mi diano la loro voce e la loro luce, per fare conoscere quello che scrivo fra le sbarre.
23/05/2015
Ieri c’è stato il convegno di Ristretti Orizzonti sulla rabbia e la pazienza ed ho esordito il mio intervento parlando della rabbia, giacché la conosco meglio perché in carcere ti accorgi di essere tremendamente solo.
Solo con te stesso e con la tua solitudine, perché il carcere è la terra di nessuno e per viverci devi arrabbiarti, per non perdere la tua umanità e quel poco di amore che ti è rimasto dentro.
Ho parlato della mia rabbia fra le sbarre, quella di un ergastolano condannato e maledetto dagli umani ad essere cattivo e colpevole per sempre.
E ho detto che ho sempre avuto difficoltà a stare calmo, forse perché sono nato in una famiglia arrabbiata.
Sono cresciuto in una terra incazzata.
E ho concluso che ho scontato tanti anni di carcere in mezzo all’odio istituzionale e con una pena disumana sulle spalle come l’ergastolo.
24/05/2015
Oggi pensavo che non c’è niente di più rivoluzionario che cambiare se stessi, ed io ci sto provando da ventiquattro anni, ma l’Assassino dei Sogni continua a tenermi dentro.
25/05/2015
Questa mattina sono andato all’aria nel cortile del carcere, che è grande come una minuscola piscina, e non sapevo da che lato passeggiare.
Sembra incredibile, ma in un fazzoletto di cemento non sai mai dove metterti, probabilmente perché non puoi andare da nessuna parte, perché c’è sempre un muro davanti a te.
26/05/2015
In questi giorni non mi va di pensare perché penso continuamente a quei giorni che ho passato da uomo libero e la nostalgia mi fa stare male.
27/05/2015
Oggi l’Assassino dei Sogni mi ha fatto arrabbiare.
Purtroppo in carcere sei sempre ricattabile, anche da uomini peggio di te, piccoli e in divisa.
E in tutti i casi a volte reprimere la rabbia può essere dannoso perché c’è una rabbia che ti fa abbassare la testa e c’è una rabbia che te la fa alzare.
28/05/2014
Hanno riarrestato un compagno che era uscito da pochi mesi ed ho pensato che purtroppo per molte persone che escono dal carcere l’illegalità è l’unica via di fuga.
E molti fanno dei reati non per diventare più ricchi ma solo per sopravvivere.
29/05/2015
Un mio compagno mi ha chiesto consiglio s’era il caso d’impugnare davanti al Tribunale di Sorveglianza il permesso premio che gli ha respinto il Magistrato di Sorveglianza.
E gli ho detto che la libertà bisogna cercarla, guadagnarsela, sudarla.
30/05/2015
Mi ha scritto Ciro dal carcere di Sulmona:
Hanno messo le doppie brande a tutte le celle. A me è successo che la sera quando sono andato per mettermi a letto, con la branda sopra, mi sono sentito come se fossi stato chiuso in una bara ed ho avuto un attacco di panico, in pochi minuti ero un pezzo d’acqua, mi sentivo soffocare. Mi sono spogliato, mi sono lavato con un panno bagnato in acqua calda, mi sono cambiato, ho rimesso il pigiama, ho preso il materasso e l’ho spostato alla branda superiore. Come sono salito mi sembrava di stare in un materasso gonfiabile in mezzo al mare, lì mi sono accorto che il problema era serio, mi girava la testa, vertigini da impazzire. Sta di fatto che sto dormendo con il materasso a terra.
Ma come è possibile che dopo 25 anni di carcere dormire così? A me manca proprio l’aria. E poi dicono che siamo noi i criminali.
31/05/2015
Oggi pensavo con tristezza che fra il carcere minorile e quello da maggiorenne ho quasi passato quarant’anni nelle patrie galere.
Quasi tutta la vita da ragazzo e quella da uomo.
E adesso ci sto passando la vecchiaia.
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