Diario Dicembre 2015

Diario Dicembre 2015

 1/12/2015
Ho ricevuto da Grazia queste parole di commento sul mio scritto “Minorenni autori di reati”:
Hai ragione tu, i ragazzi non andrebbero segregati, né tantomeno picchiati o violentati mentalmente e interiormente, perché sono come spugne e assorbono quello che hanno intorno e se è “male” loro se ne impregneranno. Il male che si fa ad un ragazzo è molto più potente e rischioso per la società di quello che si fa ad un adulto, perché loro hanno un futuro davanti e restituiranno quel male in modo amplificato e probabilmente duraturo. Come puoi immaginare ho davanti agli occhi i miei ragazzi del carcere di Marassi. Nessuno li picchiava, almeno lì dove andavo io, semplicemente li trattavano come numeri, dall’alto in basso, con distacco, ancora poco tempo fa il criminologo mi ha bonariamente ripreso il fatto che io mi coinvolgevo troppo, mi affeziono, sapessi cosa mi dicevano di lui, quanto lo vivevano con disagio e opposizione… avrei voluto dirgli che se sei una pedina dell’istituzione non “entri” da nessuna parte, solo il rapporto “umano” può abbattere le mura del carcere, quelle vere, inossidabili, quelle che le persone si costruiscono intorno al cuore per non soffrire più. Ma intanto non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire, perciò non basta cambiare le leggi, bisogna ri-educare l’animo di chi presume di ri-educare i “criminali”.

2/12/2015
Suor Marie Agnes mi scrive sempre tante cose carine:
Hai scritto sul tuo diario che hai sprecato tutte le forze per sopravvivere… visto come hai riempito il tuo tempo, non l’hai perso secondo me… tutto ciò che hai fatto, letto, studiato, le lotte che hai portato avanti e soprattutto l’amore che non hai mai lasciato spegnere dentro di te, tutto questo ti ha costruito dentro… e ha anche trasmesso tanto agli altri… quindi per me non è tempo perso.

3/12/2015
Ho fatto coraggio a un mio compagno ergastolano che sta passando un brutto momento e gli ho scritto:
In tutti questi anni non ho mai sperato di farcela. Eppure ho continuato a lottare con tutte le mie forze, più che per coraggio per noia. E sono sopravvissuto. Ho sconfitto il mio destino. E da uomo ombra sono passato a uomo penombra. Forza anche tu. Non ti arrendere.

4/12/2015
Oggi pensavo che da quando sto uscendo in permesso sta ritornando nel mio cuore la vita ed insieme alla vita la paura di non farcela a vivere.

5/12/2015
Ho scritto a un uomo politico:
Il tempo per un ergastolano non scade mai. Siamo morti senza saperlo. Non vogliono che moriamo subito. Vogliono che crepiamo lentamente. A poco a poco. Piano piano. Vogliono che soffriamo più a lungo possibile, così impariamo la prossima volta a non fare del male. Il problema è che non avremo una seconda opportunità.

 
6/12/2015
Ho diffuso una lettera aperta a Roberto Saviano:
(…) Roberto, lo so che hai tanti nemici, ma se decidi di lottare contro l’esistenza della “Pena di Morte Viva” in Italia, ti avverto, ne avrai ancora di più perché lo Stato perderebbe il suo nemico su cui scaricare tutte le colpe e la mafia perderebbe i suoi affiliati perché, con la speranza di rifarsi una vita, molti uscirebbero dalle loro organizzazioni. Un sorriso fra le sbarre.

7/12/2015
Non sto più nella pelle dalla gioia perché mi hanno concesso un permesso premio di quindici giorni dal 23 dicembre al 6 gennaio da trascorrere a casa.
Non mi sembra vero.
E mi sembra di essere Ulisse che torna a Itaca, solo che lui per tornare a casa ci ha messo “solo” 20 anni.
Forse perché i tempi sono cambiati sic!
Spero che questo possa accadere presto a molti ergastolani.
Adesso devo aspettare che arrivi presto il 23 dicembre, spero che nel frattempo non muoio di ansia.

8/12/2015
Questa notte ho pensato che ho vissuto per così tanti anni senza pensare al futuro che adesso mi sembra strano pensarlo di nuovo.

9/12/2015
Mia figlia, dopo che ha ricevuto la notizia del permesso premio che mi hanno concesso, ha scritto sul suo profilo Facebook:
- Io e te… da sempre una cosa sola contro tutto… invincibili contro la speranza che ci avevano tolto… vincitori perché non ci saremmo mai rassegnati a vivere l’uno senza l’altra. Non importa quali difficoltà la vita ti metta davanti… vietato arrendersi, aspettare e compiangersi… siamo soltanto noi e la nostra determinazione gli artefici della nostra felicità! Divisi da sempre uniti dall’anima…

10/12/2015

Dopo la lettera aperta a Roberto Saviano alcune persone mi hanno riempito d’insulti.
In fondo non faccio nulla di male se fra le sbarre continuo a esistere, pensare e scrivere e non capisco perché questo ad alcune persone là fuori dia fastidio.

11/12/2015
Per un ergastolano è difficile pensare a cosa gli accadrà in futuro, perché lo sa già.
E mi sono ricordato che quando mi avevano condannato alla “Pena di Morte Viva” avevo detto al mio cuore che non mi restava altro che la morte.
Lui mi aveva risposto che non era vero perché mi rimaneva ancora la vita.
E aveva ragione.

12/12/2015
Nella mia tesi ho scritto questa dedica:
Ai miei figli e ai miei nipotini.
Fin da subito capii che i posti per il paradiso erano per poche persone mentre l’inferno era aperto per tutti.
Fin da piccolo incominciai a deviare e giurai a me stesso che nella vita avrei lottato con tutte le mie forze per salire in paradiso.

13/12/2015
Per consolare un mio compagno che è stato da poco condannato all’ergastolo gli ho scritto:
Se pensi tutti i giorni e tutte le notti che non uscirai mai, la tua vita diventerà un incubo. Cerca di soffocare e cacciare via dalla tua testa questo pensiero, se non vuoi rischiare d’impazzire. Pensa a qualsiasi cosa per trovare un po’ di sollievo, anche l’ipotesi che un giorno verranno a liberarti gli extraterrestri.

14/12/2015
Durante un incontro con gli studenti nel progetto scuola carcere ho risposto a una ragazza che è difficile odiare il male quando te lo insegnano tutti i giorni.

15/12/2015
Oggi ho ricevuto una lettera da una detenuta, che mi ha raccontato di quando si è suicidato il marito (e padre di suo figlio) in carcere, che mi ha molto commosso.
Le sue parole mi hanno confermato ancora una volta quanto spesso sono disumani gli umani:
(…) Mia madre e mia zia che non vedevo da anni mi vennero a dire che Giampiero si era impiccato in carcere. Tre giorni prima nei sottotitoli del TG3 avevo letto una frase sfuggente, veloce, che mi aveva fatto venire i brividi: “Un altro suicidio in carcere”. Avevo pensato: “Non sarà mai il mio Giampy, fa che non lo sia.” (…)
Mi diedero il permesso d’uscita per gravi motivi familiari con la scorta. Non mi tolsero neanche le manette dai polsi. Non ero mai entrata in un obitorio. Erano dei mostri.
Aprirono uno di quei cazzo di orribili cassettoni frigoriferi davanti a me. Me lo portarono davanti agli occhi ancora chiuso nel sacco nero. Non l’avevano neanche vestito. Aprirono il sacco: era nudo, con i punti dell’autopsia sul torace fino al ventre che deturpavano il suo bellissimo tatuaggio tribale. Non mi tolsero le manette. Ho dovuto accarezzarlo con i ferri ai polsi. Non mi hanno neanche concesso la pietà di salutarlo come avrei voluto. Il suo collo era pieno di lividi. Odiai Dio. Odiai la vita. Odiai me stessa. Odiai la morte. Odiai tutto l’universo. Lo baciai sulle labbra. E gli dissi: “Perdonami. Ti amo.” Poi me ne andai.

16/12/2015
Nell’ora d’aria del pomeriggio un mio compagno, che è da poco in carcere, mi ha chiesto come ho fatto a stare dentro per tutti questi anni.
Gli ho risposto che vivere da uomo ombra, senza la minima speranza di cambiare la tua vita, è spaventoso. E che incredibilmente, grazie al dubbio di non farcela, sono riuscito ad andare avanti.

17/12/2015
Dopo la pubblicazione sul blog di Beppe Grillo della mia lettere aperta a Roberto Saviano continuano ad arrivarmi insulti.
Ho pensato che gli ergastolani più forti (o più deboli, a seconda dei punti di vista) si chiudono in se stessi e si privano di quasi tutti i sentimenti e sensazioni, perché i loro sogni perdono di significato. Altri ancora si trasformano in uomini ombra o in uomini invisibili, io ho preferito, per continuare a esistere, tentare di cambiare le cose scrivendo.
18/12/2015
Oggi ho spedito molti bigliettini di auguri a molti miei compagni in carcere.
Non mi piace molto perché è sciocco farsi gli auguri in carcere, ma “purtroppo” siamo vivi e la tradizione è questa.

19/12/2015
Oggi è il compleanno della mia compagna.
Ho pensato che il carcere nella stragrande maggioranza dei casi ti prosciuga tutto l’amore che avevi prima di entrare dentro.
Ti riduce a pezzi i sentimenti.
Ed io sono proprio fortunato ad essere ancora dentro al suo cuore e lei al mio.

20/12/2015
Ho ricevuto una lettera da uno sconosciuto che non ha avuto il coraggio di firmarsi e mi ha riempito di rimproveri solo perché lotto da tanti anni per l’abolizione dell’ergastolo.
Il suo obiettivo però l’ha raggiunto perché ci sono rimasto male e ho pensato che chi non commette reati in alcuni casi sa essere molto più cattivo di chi li commette.

21/12/2015
Un mio compagno mi ha scritto:
Caro Carmelo, proprio oggi ho avuto la notizia, tra i detenuti, che è morto un vecchio ergastolano. Costui, di origine, era vicino a Napoli. Dico origine, perché quando siamo condannati all’ergastolo non abbiamo più paese e né diritti, siamo di proprietà dell’ergastolo. Questo vecchio aveva quasi 85 anni e si trovava dentro dal 1981. Ha vissuto tutti questi anni senza avere la speranza di morire fuori. E ho pensato che anch’io farò la sua stessa fine. Credo che quello che ti fa andare avanti nella vita sia l’incertezza, perché senza questa la vita diventa piatta. Ma purtroppo molti di noi sono certi che moriranno in carcere. Buon Natale.

22/12/2015

È difficile vivere senza un domani.
Io ci ho vissuto per venticinque anni.
Domani però torno alla vita.
Ritorno a casa, da dove non sono mai andato via.

23/12/2015
Esco.
Trattengo il respiro.
Muovo la testa da tutte le parti.
Il cielo mi sembra enorme.
Non ho nessun muro davanti.
Neppure a destra né a sinistra.
Per una frazione di secondo ho l’impulso di voltarmi.
E di tornare dentro l’Assassino dei Sogni per sentirmi protetto dalle mura e dalle sbarre del carcere.
Non mi sono però mica rimbambito fino a questo punto.
Raduno i pensieri.
Ispiro profondamente.
Chiudo gli occhi per vedere meglio dentro il mio cuore.
E salgo in macchina del mio angelo che mi porterà a casa.

24/12/2015
Sono tanto felice.
E anche tanto confuso.
Oggi, dopo venticinque anni, il mio cuore s’è svegliato alla vigilia di Natale senza un blindato davanti e delle sbarre di dietro.
E sono stato circondato tutto il giorno da tanti sorrisi.

25/12/2015
Sono uscito di casa con i miei nipotini.
Sono stato ai giardini pubblici.
E sulla passeggiata al mare.
I bambini assomigliano ai filosofi perché ti fanno di continuo tante domande.
E i miei nipotini vedendomi fare cose strane mi hanno chiesto perché abbracciavo gli alberi, toccavo l’erba e annusavo l’odore del mare.
Gli ho risposto che nel luogo dove sono stato per tanti anni non c’erano gli alberi, non c’era il mare e mi sono mancati tanto.

26/12/2015
Oggi la mia compagna mi ha dato le chiavi di casa.
E mi sono sentito un uomo ancora più libero.
Sono entrato e uscito una decina di volte in un’ora, perché è bellissimo aprirti e chiuderti la porta da solo senza aspettare che lo faccia una guardia.

27/12/2015
Oggi sono venuti a trovarmi degli amici e delle amiche di mia figlia.
Mi hanno domandato come ho fatto a sopravvivere in tutti questi anni di prigione.
Ho scrollato la testa sorridendo.

Gli ho risposto che non lo sapevo.
E che ormai non aveva più importanza.

28/12/2015
Oggi pioveva, ma nel mio cuore c’era il sole.
Sono rimasto un po’ sotto la pioggia perché è bello bagnarsi da uomo libero.
E ho pensato che la cosa più terribile del carcere è che con il passare del tempo ti abitui a vivere da prigioniero e ti dimentichi del mondo che esiste oltre il muro di cinta.

29/12/2015
Mia figlia mi ha portato di nuovo in spiaggia.
E nel vedere e sentire le onde infrangersi nella spiaggia ho pensato che è tutta un’altra cosa immaginarsi il mare come ho fatto per tanti lunghi anni.

30/12/2015
Nonostante la felicità che sto provando in questi giorni spesso il mio pensiero va ai miei compagni dietro le sbarre.
In questi giorni mi sento tanto fortunato che io ce l’ho fatta e loro no.
E ho provato il desiderio di dividere con loro un po’ della mia felicità.

31/12/2015
Oggi ho passato uno dei più belli ultimi giorni dell’anno della mia vita, con mio figlio, mia figlia e la mia compagna.
Mi sono sentito Ulisse che finalmente è tornato a casa.

 

Fra le molte lettere che ho ricevuto in questi giorni dai miei compagni mi hanno colpito queste parole di Alfio: “Sei il nostro compagno eroe. Sei quello che c’è l’ha fatta”. Questa frase mi ha fatto pensare che non sarò mai un eroe se non ce la faranno anche gli altri. E da domani continuerò a lottare più di prima affinché tutti gli ergastolani abbiano un calendario in cella e un fine pena.
(Diario di un ergastolano:  www.carmelomusumeci.com 
)

Alla notizia che il Magistrato di Sorveglianza mi aveva concesso per la prima volta quindici giorni di permesso a casa, mia figlia mi ha scritto: “Io e te… da sempre una cosa sola contro tutto… invincibili contro la speranza che ci avevano tolto… vincitori perché non ci saremmo mai rassegnati a vivere l’uno senza l’altra! Non importa quali difficoltà la vita ti metta davanti… vietato arrendersi, aspettare e compiangersi… siamo soltanto noi e la nostra determinazione gli artefici della nostra felicità! Divisi da sempre uniti all’anima…"

 

 

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