Diario Febbraio 2016
Diario Febbraio 2016
1/02/2016
Oggi ho incontrato una brava volontaria che ha il difetto, o il pregio, a seconda dei punti di vista, di parlarmi sempre di Dio.
Questa volta l’ho fatta sorridere perché le ho risposto che di Dio non si può sapere nulla, ma ti lascia libero di credere a lui.
2/02/2016
Oggi l’Assassino dei Sogni mi ha fatto arrabbiare.
Non c’è nulla da fare, un uomo in gabbia non sarà mai considerato un essere umano e probabilmente questo accadrà anche se un giorno uscirò.
3/02/2016
Oggi è il compleanno di mio nipotino Michael.
Mi aveva chiesto se andavo a casa per festeggiarlo e gli ho dovuto rispondere che non potevo andare, ma che gli avrei mandato il mio cuore.
Buon compleanno amore.
4/02/2016
Sto aspettando che mi concedano il prossimo permesso, perché in carcere devi sempre aspettare per qualsiasi cosa. Devi vivere l’attesa dei pasti, dei colloqui, della posta, dell’uscita all’aria, e non sei mai sicuro di nulla, a parte che devi aspettare.
L’unica cosa che non aspettano gli ergastolani è il fine pena perché non ce l’hanno.
5/02/2016
Sto continuando a scrivere il mio nuovo romanzo, ma non so ancora come andrà a finire.
Sono curioso anch’io, perché i protagonisti delle mie trame hanno una certa libertà, forse più di quella che ho io.
6/02/2016
Oggi è il compleanno dell’altro mio nipotino, Lorenzo.
Auguri amore.
7/02/2016
In questo mese ci sono tre compleanni delle persone a cui voglio tanto bene.
Oggi è il compleanno di mia figlia, la mia luce, che in tutti questi anni di buio mi ha aiutato a continuare a stare al mondo.
Buon compleanno figlia mia.
8/02/2016
Questa notte mi sono svegliato diverse volte e tutte le volte che guardavo l’orologio pensavo che il tempo non passava mai.
Incredibilmente in carcere non sono lunghe le settimane, i mesi o gli anni, ma ti sembrano più lunghi i secondi, i minuti e le ore.
9/02/2016
Ho saputo che un altro detenuto s’è suicidato e ho pensato che quando un prigioniero si toglie la vita in carcere molti ci rimangono male. Ma ci rimane male soprattutto l’Assassino dei Sogni (come chiamo io il carcere), perché così facendo gli togli il potere di ucciderti lentamente, un po’ tutti i giorni e un po’ tutte le notti.
10/02/2016
Per l’occasione che dopo un quarto di secolo sono ritornato a casa, Alessandra mi ha dedicatoo questa bellissima poesia:
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
nè nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca-
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
11/02/2016
Ogni volta che scendo dalla sezione per andare nei locali della redazione di “Ristretti Orizzonti” lancio un’occhiata dalla parte del corridoio che porta all’uscita del carcere.
E penso che quel grosso cancello è il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
12/02/2016
Oggi riflettevo che ci sono prigionieri che sono indifesi e ingenui come bambini.
E ho pensato che col passare degli anni un uomo in carcere si trasforma o in un bambino oppure in un mostro.
Ed io ancora non so cosa sono diventato.
13/02/2016
Questa mattina appena mi sono svegliato ho preparato la richiesta per il prossimo permesso.
E ho pensato che non è facile vivere senza un futuro davanti a sé.
Eppure io ci ho vissuto per ventiquattro anni.
E ancora non capisco come ci sia riuscito.
14/02/2016
Oggi nel corridoio ho incontrato un mio vecchio compagno ergastolano che non vedevo da tempo.
L’ho abbracciato con affetto.
Poi gli ho chiesto come stava.
Lui ha scrollato la testa.
E mi ha risposto:
-Ti confido che mi sono un po’ stancato di continuare a fare parte dei vivi. Per fare cosa e andare dove?
Sono stato zitto perché lui ha ancora l’ergastolo ostativo, che gli impedisce di usufruire di qualsiasi beneficio.
15/02/2016
Sto cercando di coinvolgere i miei compagni nell’organizzare un giorno di digiuno per la festa della Repubblica del due giugno, per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’abolizione della pena dell’ergastolo, ma alcuni di loro sono convinti che anche questa iniziativa non serva a nulla.
E ho pensato che nessuno può restituirci la libertà se noi per primi non la cerchiamo.
16/02/2016
Oggi durante il progetto “Scuola Carcere” una studentessa mi ha chiesto se subiamo atti di violenza da parte delle guardie.
Le ho risposto che qualche volta accade, ma per non spaventarla poi ho aggiunto che accade di rado.
E mi è venuto in mente il lontano 1992 quando, nel carcere dell’Asinara, “Mi arrivarono calci e pugni sulla testa e sulla schiena. Mi rannicchiai a terra ridendo e urlando. Ero un buon incassatore perché fin da bambino la mia famiglia mi aveva abituato e allenato a prenderle in silenzio”.
17/02/2016
Suor Marie Agnes mi ha mandato il libro-intervista di Andrea Tornielli a Papa Francesco dal titolo: “Il nome di Dio è misericordia” (Piemme).
Leggo di tutto, ma di solito i libri religiosi li lascio sempre per ultimi. Questa volta, sia perché Papa Francesco mi è simpatico, sia perché ha abolito nella Città del Vaticano la pena dell’ergastolo (definendola “Pena di Morte Mascherata”), ho letto subito questo bel libro.
18/02/2016
Non vedo l’ora di andare di nuovo fuori.
Ogni permesso mi aiuta a risvegliare sempre di più i miei ricordi e mi aiuta ad affrontare meglio il futuro.
19/02/2016
I libri sono stati sempre la mia luce in tutti questi anni di buio e mi hanno anche aiutato a continuare a lottare e a stare al mondo.
In questi giorni ho finito di leggere un bel libro scritto da Elvio Fassone, ex magistrato, componente del Consiglio della Magistratura e Senatore della Repubblica, dal titolo : “Fine pena: ora” (Sellerio Editore).
20/02/2016
Oggi pensavo che non è facile per un ergastolano rimanere un uomo. Infatti, cosa rende “umana” una persona? Solo la speranza. Ma non c’è nulla da sperare per chi deve scontare una pena che finisce nell’anno 9.999.
21/02/2016
Ogni nuovo giorno, in carcere, assomiglia al precedente.
E ti passa la voglia di fare qualsiasi cosa.
E rimandi tutto all’indomani.
Poi l’indomani arriva.
E tu ti arrabbi che non l’hai neppure sentito arrivare.
22/02/2016
Mi hanno concesso un breve permesso per recarmi a Roma per partecipare all’udienza generale di Papa Francesco per il giorno 24 febbraio.
E non sto più nella pelle dalla gioia.
23/02/2016
Tutte le volte che esco dal carcere e non trovo nessuna parete intorno a me provo la stessa ansia, paura e felicità, della prima volta. Sembra quasi che senza mura intorno a me, io mi senta soffocare ed entri troppa luce nel mio cuore. Mi ubriaco subito di felicità. E non capisco più nulla. Il mio stato d’animo si altera. E mi rendo conto dei danni che tanti anni di carcere duro e una pena crudele che non finisce mai hanno recato alla mia mente e al mio cuore. A questo punto penso che non riuscirò più a ritornare una persona normale perché esco sempre con la convinzione che il mio mondo è scomparso per sempre. E credo che l’Assassino dei Sogni (il carcere come lo chiamo io) non solo mi abbia sconfitto, ma abbia anche ucciso la parte migliore di me.
24/02/2016
Ho sempre pensato che la speranza aiuti gli umani a far battere il cuore perché, finché speri, sei vivo. E oggi mi sento vivo. Nella mia vita sono sempre stato pronto a tutto, anche ad andare all’inferno, ma non ho mai pensato di capitare da queste parti. Forse, per una volta, il destino ha voluto essere clemente con me.
La prima cosa che penso quando entro nella Città del Vaticano è di chiedere asilo politico a Papa Francesco o d’incatenarmi a Piazza San Pietro per far sapere al mondo intero che in Italia, patria del Diritto Romano e della Cristianità, esiste una pena dove nel tuo certificato di detenzione scrivono Fine pena: 9.999. Poi scaccio questa bella idea (o brutta, a seconda dei punti di vista), perché penso che i miei figli non me la perdonerebbero. Forse, però, i miei nipotini sarebbero d’accordo, ma mi conviene non rischiare. Mi guardo intorno. Lo vedo. E il mio cuore gli parla:
Francesco, il carcere non rieduca nessuno, ti fa diventare solo una brutta persona. E se fai il “bravo” è solo perché sei diventato più cinico di quando sei entrato. Francesco, è difficile spiegare cosa accade nella testa di un ergastolano quando in lui non c’è più futuro perché il suo domani è un domani senza più sogni, progetti e speranza. Francesco, l’unica ragione per pensare al futuro è un fine pena, ma noi non lo abbiamo perché la società ormai non ci vede più come umani, ma come mostri, forse perché lo sono un po’ anche loro. Francesco, senza speranza non si è più veri umani.
Grazie di darci voce e luce. E di avere abolito la pena dell’ergastolo nella Città del Vaticano definendola “Pena di morte mascherata”. Purtroppo, i politici italiani non ti danno retta; forse perché sono poco cristiani e continuano a fare orecchie da mercante. Francesco, più che credere in Dio, ho sempre preferito credere nell’uomo. Per questo credo in te.
Sono invaso da una felicità bianca. Per una volta mi permetto il lusso di essere me stesso e mi commuovo.
25/02/2016
Nel viaggio di ritorno in carcere penso che i giorni in carcere siano senza vita. Ti scivolano addosso senza che te ne accorgi perché qualunque persona per vivere ha bisogno di sperare e di sognare. Ed è difficile farlo senza alcuna certezza e con un fine pena nel 9.999. Poi, prima di lasciarmi riseppellire vivo, penso che sia stata una bella avventura e decido di “portare” Papa Francesco nel mio cuore per tenermi compagnia. Spero che non si arrabbierà se l’ho portato in carcere con me.
26/02/2016
Questa notte ho pensato che nella mia vita sono state più le cose sbagliate che ho fatto rispetto a quelle giuste.
Per tentare di dormire ho cercato di mettere a posto le cose nel mio cuore e nella mia testa, ma non ci sono riuscito.
Per fortuna, poi, all’alba mi sono addormentato lo stesso.
27/02/2016
Oggi pensavo che se anche adesso riesco a guardare al passato e al futuro in modo diverso, ormai per me è troppo tardi per realizzare gli ultimi sogni che mi sono rimasti.
Purtroppo certe cose vanno fatte al momento giusto e non puoi farle quando è troppo tardi, specialmente se nel tuo certificato di detenzione hai scritto fine pena 9.999.
28/02/2016
Quando penso alla mia vita burrascosa, mi sento come un naufrago che ha incontrato poche isole dove riposarsi.
29/02/2016
Quest’ anno ha un giorno in più: per chi sta fuori è un giorno in più da vivere. Qui dentro è un giorno d’inferno in più da scontare.