Diario Aprile 2016

Diario  Aprile 2016

 

1/04/2016
Sono di nuovo nella mia tomba, ma non sono solo: ho portato con me i sorrisi della mia compagna, dei miei figli, dei miei nipotini e di tutte le persone che in questi giorni ho visto e sentito al telefono.
Ricordo Tiziana, Mita, Francesco, Gabriella, Lino Lombardi, la famosa pianista Alessandra Celletti, la giornalista Francesca De Carolis, Mario Pontillo, Anna Buono, Anna Pau e tanti altri.
Poi i fratelli e le sorelle della Comunità Papa Giovanni XXIII: Monica, Luca, Francesca, Guido, Veronica e altri dei quali non ricordo il nome, ma ricordo gli sguardi.
Per ultimo mi sono portato nella mia cella lo sguardo del mio “Angelo Custode” che, come mi viene a prendere, mi riporta sempre in carcere. Ma mi ha promesso che presto verrà il giorno che non mi riporterà più dentro l’Assassino dei Sogni.
E io ci credo perché Don Oreste Benzi mi ha lasciato l’Angelo più tenace e furbo di tutti gli angeli!
 
 

 

2/04/2016
Tra la posta che ho trovato nella mia cella al rientro dal permesso c’era questa lettera:
Caro Carmelo, mi trovo nel carcere di Livorno. Ho già chiesto di poter parlare con il coordinatore responsabile della sezione e molto probabilmente finirò in isolamento nelle celle di punizione perché non ho nessuna intenzione di stare in tre in una cella che è stata costruita per un detenuto. Mi hanno già informato che a chi sceglie questa strada gli vengono fatti rapporto e denuncia. Quando sono arrivato ho capito subito che aria tirasse. Per dirtene una, qua nessuno può tenere un rasoio usa e getta nella cella, tutte le volte che uno vuole farsi la barba deve chiedere il rasoio alla guardia di turno, per di più dopo le 9: del mattino. L’unico accappatoio che avevo appresso, e un giubbino, ho dovuto tagliare il cappuccio.
A me sembra di rivivere i primi giorni dell’arresto e di non aver mai fatto un percorso come a Padova.
Temo che questo inciderà in modo negativo sul mio futuro. Stavo pensando che dopo che sarò andato alle celle di punizione, vorrei fare istanza di trasferimento in Sardegna, oppure a Fossombrone, dove ancora ci sono i cubicoli e così potrei continuare a studiare in modo sereno. Anzi, ti chiedo la cortesia se puoi prepararmi l’istanza e inviarmela così la presento subito. Nell’attesa di un tuo riscontro, ti saluto con una forte e sincera stretta di mano.

3/04/2016
Ripensando ai giorni di permesso che ho trascorso da uomo libero, credo che farò fatica a scoprire il nuovo mondo che forse troverò fuori perché mi sono reso conto che il mio non esiste più.
Poi però penso che per fortuna là fuori potrò contare su tante persone che mi vogliono bene.

4/04/2016
Ascoltando un dibattito televisivo sui tragici fatti accaduti in Belgio ho pensato che le “armi” populiste di certi politici come la pena di morte o l’ergastolo non sono un deterrente perché queste persone la pena di morte se la danno da soli.
Piuttosto, credo che certi fenomeni si contrastino con proposte culturali e in tutti i casi non si dovrebbe fare campagna elettorali sui morti.

5/04/2016
Molti ergastolani che hanno sentito parlare di me mi scrivono, le loro parole mi fanno piacere, ma vorrei che s’impegnassero di più, perché sono convinto che l’ergastolo esisterà fin quando lo faranno esistere gli stessi ergastolani.
Carmelo, sono Tonio, un ergastolano come te, sono quasi 16 anni che sono carcerato, come tutti noi ho girato più carceri d’Italia, io sono della provincia di Lecce, il carcere in cui sono stato di più è quello di Roma Rebibbia, in tutti questi anni ho sempre sentito parlare di te, delle tue lotte. Tempo fa mi è capitato per le mani anche la tua inesigibilità e sono stato molto contento per te, che finalmente hai vinto una bella battaglia. Secondo me sono solo abusi che ci fanno gratuitamente solo per il piacere di farci pagare più di quello che stiamo pagando. Comunque sono stato molto felice e ti auguro tutto il bene che ti meriti, questo te lo dico dal profondo del cuore, anche se non ti conosco personalmente. Ti faccio presente che tutte le iniziative che prendi riguardo all’abolizione dell’ergastolo e anche altre io sono al vostro fianco, quindi se ti è possibile tenetemi informato. Sono stato trasferito qua ad Asti quasi da un anno, sto cercando di farmi trasferire, qua per me è la mia condanna: non c’è niente, non posso lavorare, non posso studiare, non mi danno accesso al pc, non posso avere la cella da solo, è un vero casino, qua si fanno davvero 24 ore di cella e c’è da impazzire. Ho fatto richieste per tutti gli istituti e anche per quello di Padova, dove mi hanno detto che si trova sempre qualcosa da fare. Caro Carmelo, scusami se mi sono dilungato, solo adesso mi rendo conto che ti stavo scrivendo delle mie problematiche, come si fa con persone che conosci da anni, ma, come ti ho detto, ho sempre sentito parlare di te che mi sembra di conoscerti. Ti saluto caramente. Con stima Tonio.

6/04/2016
Ho presentato una richiesta di permesso di quattro giorni per poter partecipare alla Prima Comunione di mio nipotino Lorenzo, domenica 17 aprile alla parrocchia dei S.S. Pietro Apostolo e Marco Evangelista, a Pieve a Nievole, per poi recarmi, l’indomani, lunedì 18 aprile, a Quiliano (Savona) a rendere testimonianza alla parrocchia San Lorenzo Martire, ma ancora non mi è arrivata nessuna risposta.

E sono preoccupato che mio nipote ci rimarrà male se non mi vedrà alla festa della sua comunione.

7/04/2016
Oggi, ad una domanda di una studentessa durante un incontro del progetto “Scuola Carcere”, ho risposto che l’ergastolo va contro la dignità umana se priva la persona della libertà senza darle almeno la certezza un giorno di recuperarla, perché anche il peggiore criminale dovrebbe avere il diritto di sperare. Ed in tutti i casi considerare una persona colpevole e cattiva per sempre non è intelligente, né razionale.

8/04/2016
Hanno revocato un permesso premio a un detenuto perché ha risposto male ad una guardia e ho pensato che l’applicazione rigida, letterale e categorica della legge rischia di danneggiare persone segnate da profonda sofferenza e sicuramente recuperabili con altri metodi. E inoltre rende disumani coloro che l’applicano, perché la giustizia da sola, senza l’amore, fa più danno che altro.

9/04/2016
In un articolo ho scritto che la condanna all’ergastolo è una pena crudele e disumana perché prospetta alla persona una pena detentiva incerta nella durata.
E costringe la mente del recluso ad un assenza di prospettiva che è in se negazione di vita.

10/04/2016
Gabriella mi regala spesso tanti bei libri da leggere, la settimana scorsa me ne ha donato uno di Pierluigi Di Piazza, parroco di Zugliano (UD), dove ho trovato queste parole che mi hanno fatto riflettere: Dai carcerati ho appreso che cosa significa aver paura del futuro, sentirsi marchiati per sempre, per percepire da lontano il sospetto e il rifiuto; la difficoltà di muoversi sentendosi appiccicata addosso questa marcata diversità, sentirsi l’ultimo degli ultimi fino a quando qualcuno non manifesta attenzione, non offre sostegno.

11/04/2016
Ho saputo che alcuni miei compagni in un carcere della Sardegna stanno protestando per migliorare la loro vivibilità.
Per far loro coraggio e trasmettere la mia solidarietà gli ho scritto che anche quando la lotta è inutile, e la sconfitta scontata, bisogna continuare a lottare.

12/04/2016
Un detenuto dal carcere di Massa mi ha scritto:
Le scrivo questa mia all’unico scopo di informarla come la sua storia abbia potuto cambiare la mia vita penitenziaria. Mi è capitato scrivendo sul giornale “Area di Servizio” di avere fra le mani dei suoi scritti. Sono rimasto impressionato e fiero che un uomo potesse avere intrinseca in se così tanta forza e fede. Io sono un giovane detenuto, padre di una bambina di 10 anni, sono stato condannato ad un cumulo di pene concorrenti per oltre 20 anni, mese più, mese meno. Mi chiamo Ottonello Massimiliano, tramite la sua storia e quella di ergastolani che ho conosciuto nella mia lunga carcerazione mi sono appassionato ad una forma di lotta non violenta. Ora vi scrivo dalla Casa di Reclusione di Massa ove faccio parte della redazione del “Ponte”, giornale interno al penitenziario. Mi sono iscritto, grazie a borse di studio, all’università, facoltà di Economia-Aziendale. Le confido che sono riuscito ad uscire dall’emarginazione della droga e le scrivo queste mie modestissime considerazioni come attestato di stima, forza e coraggio. Credo veramente nel reinserimento, ma il cambiamento spetta a noi e soprattutto cambiare non vuol dire dimenticare il proprio passato, ma, anzi, fare tesoro e cercare di aiutare i giovani che si sono emarginati con le droghe. Le premetto che sono in carcere per reati legati alle rapine e agli stupefacenti, tutto per problemi economici e di emarginazione. Spero in una sua risposta, mi farebbe veramente piacere sapere come continua la sua nuova vita.

13/04/2016
Lucia di Firenze mi ha scritto queste belle parole, che hanno fatto tanto bene al mio cuore:
Se per alcuni resterai l’ “uomo del reato” sappi che non sei tu che devi andare indietro, ma che sono loro che sono rimasti indietro, ingabbiati in una mente contorta e passiva, in un cuore poco presente al movimento che spesso si viene a creare in un’anima e in un’anima come la tua. (…) Continua a scrivere per tutti quelli come me che amano leggerti e s i emozionano perché tocchi i tasti dei nostri cuori e anche delle nostri menti. Ci sono persone, come te, che svolgono un “lavoro” molto sottile con la loro parola, che va su svariati piani dell’esistenza e non puoi sapere neanche te dove va a parare, ma di sicuro aiuta l’evoluzione di ognuno di noi.

14/04/2016
Oggi ho finito la stesura della mia terza tesi di laurea con queste parole:
Penso che la cosa più difficile sia scegliere di essere se stessi e io credo di non esserci riuscito del tutto.
Penso anche che la cultura è prodotta dagli uomini e dagli stessi uomini può essere cambiata, ma credo che spesso è più difficile cambiare se stessi. Penso pure che per sapere chi siamo noi oggi dobbiamo per forza ricordare chi eravamo noi una volta. Nella vita mi è capitato di fare cose che non desideravo fare, ma però le ho fatte lo stesso e spesso per trovare un po’ di pace mi sono detto che sono accadute da sole.
Nello stendere questa tesi di laurea ho guardato indietro per cercare di guardare avanti e fra queste righe mi sono domandato chi sono, chi potevo essere e chi sarò.

15/04/2016
Mi hanno concesso un permesso di quattro giorni per partecipare alla Prima Comunione di mio nipotino Lorenzo e per partecipare a Savona, nella parrocchia San Lorenzo Martire, ad un incontro-testimonianza organizzato da Don Antonio Ferri.
Sono felice.
Domani uscirò e mi aspetta una nuova avventura nel mondo dei vivi.

16/04/2016
Oggi il cielo è circondato da nubi, ma nel mio cuore c’è il sole.
C’è anche un po’ di vento.
Varco l’ultimo cancello.
Sono di nuovo fuori.
In un attimo passo dall’inferno al paradiso.
Il vento si ferma.
Mi sento bene.
Mi guardo intorno.
Vedo subito il mio angelo che mi sorride.
Mi si ferma il mondo.
E non vedo l’ora che mi porti a casa dove mi aspettano i miei figli, i miei nipotini e la mia compagna.

17/04/2016
Oggi è il giorno della Prima Comunione di mio nipotino Lorenzo e mentre lo guardo vestito con la tunica bianca, circondato dai miei familiari, penso che in venticinque anni di carcere duro solo il loro amore ha protetto il mio cuore dalla morte.
Per non perdere la mia umanità potevo solo continuare ad amare.
Ed è quello che ho fatto.

18/04/2016
Sono a Quiliano (Savona) per partecipare all’incontro-testimonianza organizzato da Don Antonio, vicario del vescovo, dal titolo “Misericordia: per non smettere di restare umani”.
Sono davanti a un centinaio di persone.
Conosco alcune di loro perché mi hanno scritto quando ero un “sepolto vivo” nella mia tomba. È la prima volta che li vedo, ma penso che a volte non ci sia bisogno d’incontrarsi per conoscersi. Ci scambiamo un abbraccio e un sorriso come fanno tutte le persone che si vogliono bene. Bacio Suor Lilia, Grazia, Patrizia, Antonio, Giovanni, Alida, e tanti altri e altre. Penso subito a quanto mi è mancata l’umanità in tutti questi anni da uomo ombra. Mi emoziono. E penso che la galera fa diventare vecchi i giovani e… bambinoni i vecchi. Ad un tratto mi accorgo che il silenzio è così intenso che riesco a sentire il battito dei cuori delle persone che mi circondano. Poi inizio a parlare e, mentre lo faccio, mi torna in mente quando lo facevo da solo, parlando alla mia ombra proiettata sulla parete della mia cella. E mi accorgo di com’è bello adesso farlo davanti alla gente, quando ormai avevo perso tutte le speranze.
Il mio cuore mi sussurra le parole: “In tanti anni di carcere ho sempre pensato che la speranza è una zattera che invece di portarti a riva ti porta al largo. Non sapevo quanto mi sbagliavo”. “Quando si ama non è mai troppo tardi”. “Nei carceri italiani spesso la morte viene preferita alla vita”. “Il mondo è spietato tra le mura di una prigione”. “Nelle celle di punizione ho imparato l’amore per i libri”. “Negli occhi di un ergastolano non c’è speranza”. “Anche il nulla ti può tenere compagnia, spesso in carcere non c’è neppure quello”. “I detenuti possono cambiare e migliorarsi soltanto con l’amore sociale”. “La cosa più brutta del carcere è che non si vive, ma si sopravvive; in carcere hai fin troppo tempo, peccato che sia tempo senza vita”. “Il carcere che funziona è quello che produce amore sociale e non vendetta”.
                                                                               

19/04/2016
È l’ora di rientrare.
Mi guardo intorno con lo sguardo perso.
Il vento fa oscillare gli alberi.
Lancio un’occhiata incerta al carcere.
Faccio un gran respiro.
Saluto il mio angelo.

Poi entro dentro l’Assassino dei Sogni.
Che altro posso fare?

20/04/2016
Ho trascorso tutta la giornata a ricordare tutti i momenti belli che ho passato nel mondo dei vivi ed ho pensato che della mia vita passata non esiste quasi più nulla, a parte l’amore.

21/04/2016
Mi sento una persona talmente diversa rispetto a com’ero una volta che ogni tanto mi domando cosa ci faccio ancora in carcere.
Credo che non si possa considerare una persona colpevole per tutta la vita, perché le persone cambiano e, comunque, la vera colpa uno se la sente sempre addosso.

22/04/2016
Oggi pensavo che quando sono con i miei nipotini mi sento bene e a mio agio, forse perché con loro posso essere me stesso.

23/04/2016
Le dichiarazioni di un politico durante un dibattito alla televisione mi hanno fatto pensare che la società chiede giustizia, ma in realtà vuole e pretende solo vendetta.
Io penso invece che una pena non dovrebbe mai essere una vendetta, ma piuttosto una medicina che dovrebbe servire a guarirti.
E mentre è comprensibile il senso di “vendetta”dei familiare delle vittime, non lo è la vendetta di tutta la società.

24/04/2016
Oggi ho confidato a un mio compagno che se anche buona parte della società ci odia, e non ci perdonerà mai del male che abbiamo fatto, non per questo dobbiamo smettere di tentare lo stesso di dimostrare che possiamo diventare persone migliori.

25/04/2016
Dino, un volontario, insegnante di filosofia e pedagogia a Voghera, mi ha scritto queste belle parole che hanno dato energia al mio cuore:
-
È l’anno della misericordia quindi… confido in te. Debbo dirti sinceramente che è scattato in me l’interesse per le tue pubblicazioni, e sono già diventato “passa parola”. Mi fa piacere che il tuo impegno intellettuale (che io ho scoperto da poco, ma che dura da tempo) sia così intensamente “ingaggiato” in una battaglia culturale ad ampio spettro. Con una punta di presunzione lascia che ti dica che sono personalmente convinto che a tuo modo e a tua misura sta adempiendo alla missione - sì, una vera missione- che la vita ti ha affidato per diffondere un raggio di sole, in un mondo di grande tenebra, che è parte della verità che avanza in ogni tempo e in ogni luogo nonostante molte ottusità cerebrali. Anche per merito tua la verità avanza a passi lenti: essa non tollera mai la fretta. Essendo per sua natura destinata a tutti(…).

26/04/2016
Sto pensando ancora ai bei giorni che ho passato fuori con i miei familiari e sto riflettendo che la libertà per i detenuti è meravigliosa, forse perché è mancata per tanti anni.

27/04/2016
Mita, la figlia adottiva del mio cuore, mi ha mandato le foto che ho fatto con lei durante il permesso a Perugia.
Nelle foto quasi non mi riconoscevo e guardandomi mi sono accorto di quanto sono invecchiato.
Le rughe del tempo e della sofferenza sono molto visibili, ma è la vita e non ci posso fare nulla, solo che avrei voluto accorgermi di invecchiare lentamente, invece eccomi qu: vecchio all’improvviso senza neppure avere vissuto.

28/04/2016
Mi ha scritto un ergastolano che sta passando un brutto momento e le sue parole mi hanno rattristato: “Il carcere è un luogo in cui il dolore si amplifica all’infinito. Viene voglia di staccare la spina e smettere di elemosinare un po’ di speranza.”

29/04/2016
Oggi ho riflettuto tutto il giorno, in carcere si parla spesso con se stessi, e ho pensato a che cosa farò da grande e cosa troverò dietro l’angolo della vita che mi è rimasta.
E sono stato diverso tempo sdraiato sulla branda a sognare a occhi aperti e ad ascoltare il silenzio del mio cuore.

30/04/2016
Sto già pensando come e cosa fare per trovarmi un lavoro vero, perché in una società come la nostra se non hai un lavoro non hai un’identità.
Il problema è che io non so fare nulla e a sessant’anni suonati sarà difficile che qualcuno mi dia un lavoro.

 

 

 

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